HATHA YOGA
Ancora prima di approcciarsi alla pratica fisica dello yoga sarebbe di fondamentale importanza conoscerne il significato e soprattutto sfatare falsi miti e preconcetti che ancora ad oggi offrono una visione non veritiera e soprattutto limitata.
Iniziamo chiarendo che lo yoga non è una religione, è importante comprendere questo punto perché spesso la ritrosia che spinge a non partecipare a questo tipo di percorso è legata a questo aspetto prevalentemente “mistico”, pertanto molti soggetti si autoescludono solo perché credenti in altre religioni e quindi non interessati a mdificare il proprio pensiero.
Non è necessario.
Lo yoga non chiederà mai a nessun praticante di essere induista o buddista, anzi al contrario lo lascerà libero di professare il proprio credo senza che questo possa minimamente sminuire l’intensità o il valore con cui si dedicherà alle pratiche yogiche.
Lo yoga ha una sua religione, ma è solo un aspetto, una componente che si può abbracciare o ignorare ma che non è di certo discriminante per nessun individuo.
Lo yoga non è nemmeno un semplice esercizio fisico, esistono una moltitudine di attività ginniche che lavorano solo sul corpo senza per questo essere comparate allo yoga, ancora meno potrebbe essere “aggrovigliarsi” in posizioni bizzarre, il famoso contorsionismo, gli artisti circensi lo fanno di professione ma il fine è puramente ludico e spettacolare e non di certo applicabile alla vita reale perché nessuno si sognerebbe di assumere queste posizioni pensando che siano benefiche per il proprio corpo.
Lo yoga non è una pratica riservata a chi è flessibile ed elastico o un esercizio di stile per diventarlo sempre di più, il corpo fisico è comunque soggetto a regole e limiti fisiologici che variano da persona a persona dunque sarebbe impensabile anche solo immaginare che individui diversi (per età, sesso, costituzione fisica, salute, ecc.) possano necessariamente eseguire movimenti e sequenze alla stessa identica maniera.
Lo yoga non è un dogma, non è un insieme di regole da rispettare a prescindere, non impone schemi, né comportamenti né moralismi, lo yoga non giudica mai…
LE COMPONENTI INTRINSECHE
Ma dunque… cos’è lo yoga?
Lo yoga è prima di tutto un percorso, un cammino di autorealizzazione personale e spirituale, un percorso per il ricongiungimento con se stessi e con l’Universo.
Lo stesso termine deriva dalla radice “yuj” che significa unire o soggiogare… ma esattamente che cosa?
L’individuo in quanto tale spesso si identifica solo ed esclusivamente nel corpo fisico, ne ascolta le sensazioni, soffre per le malattie, gioisce nei piaceri dei sensi convinto che tutto inizi e termini all’interno di questo “contenitore” e che non ci siano altri corpi o aspetti così importanti ai quali rivolgere la propria attenzione per poter vivere in una condizione di assoluto benessere.
Si tralascia spesso l’importanza della mente, la sua capacità di interazione e di mediazione tra il “dentro” e il “fuori”, la sua continua orchestrazione che spinge l’individuo a compiere determinate scelte piuttosto che altre.
La mente è l’elemento meno stabile che caratterizza l’individuo, è influenzata da una vasta gamma di fattori, sociali, ambientali, culturali, ma soprattutto personali e caratteriali, rielabora eventi, situazioni e persone basandosi su un bagaglio acquisito nel tempo tramite le esperienze ma anche sulla base di stereotipi e preconcetti quindi giudica, discrimina, crea aspettative, si proietta avanti e indietro nel tempo a seconda di ciò che desidera o crede di desiderare e pretende che tutto si realizzi nell’immediato perché questo le dà piacere e apparentemente soddisfazione.
La mente cede facilmente al fascino dei piaceri perché appaga la sua componente più dominante che è l’Ego che orchestra dall’alto manipolando azioni e pensieri affinché tutti i suoi desideri vengano soddisfatti esattamente nella modalità e nei tempi in cui se lo aspetta.
Dopo il corpo e la mente vi è un terzo aspetto dell’essere molto spesso sottovalutato: la Coscienza.
La Coscienza spesso viene confusa con la morale, la capacità di scegliere seguendo “il gusto”, quella che dovrebbe essere “a posto” per dormire sonni tranquilli. In minima parte è accettabile ma è una considerazione limitata e riduttiva.
La Coscienza è l’Essenza stessa dell’individuo, la sua natura profonda e primordiale, ciò che egli era all’origine prima che la mente prendesse il sopravvento.
Non ha turbamenti, non ha conflitti, dubbi, aspettative, non ha necessità di cedere a facili lusinghe, non è tormentata o attaccabile perché è pura, incontaminata, perfetta perché figlia dell’accettazione e della profonda gratitudine.
Vive nel presente, accoglie gli eventi, non li giudica ma li comprende, non ha bisogno di nulla perché conosce le leggi dell’Energia e dell’Universo ed è consapevole che ogni cosa si manifesta per un preciso motivo e soprattutto sopraggiunge quando il momento è maturo e adeguato e non quando urge la smania e il desiderio.
LA DISSOCIAZIONE
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Ma quanti individui hanno consapevolezza di tutto questo? Quanti possono dire di essere sereni e in pace a prescindere dagli eventi che attraversano la loro esistenza? Veramente pochi.
Questo accade per un motivo estremamente semplice, un non “collegamento” tra i tre aspetti dell’individuo, una sconnessione talmente elevata che porta a produrre mancanza di equilibrio interiore, di centratura, di consapevolezza, come se il “dentro” e il “fuori” non si riconoscessero più a vicenda pur appartenendo entrambi alla medesima entità.
La mente funziona da anello di congiunzione, il fulcro attivo di tutto il sistema, il corpo è solo un contenitore e la Coscienza è la sua “memoria remota” dell’Armonia, quindi se questo perno oscilla verso l’eccesso o il difetto l’intero insieme viene compromesso perdendo di stabilità.
Spesso consideriamo le malattie come casualità, sfortune o problemi prettamente organici e fisiologici, poi ad un esame più approfondito del corredo personale dell’individuo colpito si scopre che a monte ancora prima della manifestazione della patologia erano presenti difficoltà emotive-emozionali da superare legate ad eventi apparentemente lontani e non pertinenti, situazioni non elaborate e comprese, lutti, abbandoni, perdite, violenze fisiche o psicologiche… ogni singola parte dell’organismo è fortemente connessa alle emozioni e ai sentimenti pertanto qualunque repressione o compromissione di queste genera una risposta nel suo punto di corrispondenza con un effetto domino immediato e inarrestabile.
Il corpo si ammala perché realizza e traduce una sofferenza che origina più in alto, qualcosa che somatizza per lungo tempo e che per necessità cerca e trova il suo punto di esplosione.
Anche una semplice gastrite non è solo un eccesso di succhi gastrici… è spesso la difficoltà di “digerire” altro che non è tanto un cibo ma una situazione dolorosa.
Per quale motivo accade tutto questo?
Perché la mente continua a vorticare intorno a pensieri fissi e spesso negativi senza trovare soluzioni se questo atteggiamento è inutile e improduttivo?
Perché rimuginare ed autoconvincersi di essere vittime è più semplice che comprendere e consapevolizzare e soprattutto lasciar andare.
L’atteggiamento ci riporta alla materia, a ciò che normalmente riconosciamo perché è tangibile ma ci allontana dallo Spirito che è inafferrabile e impalpabile per sua natura.
Quando la mente è unificata alla Coscienza l’individuo è in perfetto equilibrio, non subisce il fascino dell’Ego, non ha necesità di appagarsi dall’esterno perché realizza che tutto ciò che gli occorre è già a portata di mano ovvero dentro di sé.
Concetti difficili e complessi per il mondo occidentale abituato a considerare la materia indispensabile ed il pensiero quasi superfluo.
Lo yoga si inserisce in questo contesto come lo strumento per riportare in comunione corpo, mente e Coscienza, il mezzo per tornare a quel perfetto stato iniziale che si è modificato lungo il percorso generando disarmonia e squilibri.
Lo yoga ci consente di prendere contatto con noi stessi penetrando dall’esterno agli strati più profondi, ci permette di conoscerli, comprenderli e soprattutto accettarli per quello che sono godendo delle loro potenzialità come doni preziosi.
Ci insegna a vivere con pienezza il momento presente e a non proiettarci inutilmente avanti e indietro (si può vivere solo il presente…), ci invita alla pazienza, all’ascolto, all’osservazione, alla gratitudine, all’amorevolezza, ci trasporta nel profondo delle cose superando il velo ingannevole dell’apparenza.
LA MISSIONE
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Quindi qual è la finalità della pratica sul tappetino?
La pratica fisica ha il compito importantissimo di liberare il corpo dalle tensioni e di riattivare lo scorrimento fluido e vitale dell’Energia senza la quale si ammala e perisce.
Le posizioni a questo proposito non sono comuni esercizi di stretching più o meno complessi ma un vero e proprio percorso volto a “creare spazio” nel corpo stesso, nei muscoli, tra gli organi e gli apparati affinché possano svolgere al meglio le funzioni per i quali sono preposti irrorati dal nutrimento dell’energia che può scorrere liberamente nei canali del corpo spirituale.
Gli effetti sono quelli di un corpo agile, vigoroso, libero da situazioni dolorose che lo invecchiano e lo indeboliscono. Tutti gli asana (le posture) e le sequenze hanno una funzione ben precisa sull’organismo, mantengono sana la colonna vertebrale, massaggiano e tonificano gli organi interni, eliminano tossine e ristagni, riattivano le funzioni vitali e le rivitalizzano attraverso la giusta canalizzazione energetica.
L’attenzione continua e consapevole per il respiro permette di ossigenare al meglio corpo e mente e consente di interiorizzare le posizioni interrompendo il vortice continuo e ricorrente dei pensieri superflui riportando l’attenzione cosciente al qui ed ora, l’unico momento reale nel quale l’individuo può dirigere azioni e pensieri.
Un corpo sano influenza positivamente la mente e viceversa quindi viene interrotto il circolo vizioso del rimuginare che come abbiamo visto corrode dal dentro al fuori generando malattie e disturbi di ogni genere.
Liberando il corpo si libera in automatico la mente, la flessibilità dei muscoli diventa l’elasticità mentale, la resilienza fisica si traduce in capacità di adattamento senza sforzo, gli opposti che generano tensioni iniziano a collaborare per riportarsi in pacifica convivenza e stabilizzare equilibrio e centratura.
Una mente serena e presente avrà grandi capacità di osservazione e concentrazione, saprà affrontare i problemi con spirito positivo e propositivo, non si lascerà sopraffare da sconforto e paura, anzi vedrà in ogni occasione di difficoltà una possibilità di miglioramento e di evoluzione profonda.
Quando la mente raggiunge questa condizione sperimenta l’unificazione e l’identificazione con la Coscienza perché la pace che la avvolge e la protegge la conduce ad assaporare e gioire della semplicità della Natura essenziale libera da vincoli e schiavitù di qualsiasi genere.
Questa unificazione a sua volta ne conduce a una più profonda e significativa che è quella con l’Universo, con il Tutto che circonda l’individuo del quale è parte e al tempo stesso fautore, raggiungere questo alto livello di Consapevolezza è il fine ultimo dello yoga quello che conduce alla liberazione delle schiavitù egoiche e all’accoglimento dell’Amore Incondizionato.
Sulla base di queste premesse si comprende che lo yoga non può essere un percorso standardizzato con scadenze temporali, non è obbiettivi da raggiungere o risultati da depennare ma un vero e proprio cammino, intimo, personale, collegato a tutti quei fattori intrinseci che caratterizzano e rendono unico ogni individuo, non è fatto di competizione o di bravura, ma di introspezione, ascolto, capacità di accettazione, analisi profonda di se stessi prendendo consapevolezza di ogni aspetto senza giudicarlo ma semplicemente portandolo a comprensione.
Un grande maestro definì lo yoga come “un’esperienza” e altro non potrebbe essere se si considera quante varianti, esplicite e implicite mette in gioco, è il continuo viaggio all’interno di se stessi, con lo sguardo sempre proiettato in avanti verso la Conoscenza che conduce alla Liberazione.